top of page

Semovente L6 mod. 1939

  • Immagine del redattore: Rommel 5310
    Rommel 5310
  • 22 feb 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Signori e signore benvenuti in questo nuovo episodio dedicato ai prototipi del regio esercito.


Quest'oggi vedremo un esperimento bizzarro che venne in mente dal generale Pariani, che nell'intento di ammodernare il regio esercito e nello specifico le forze corazzate, elencò una serie di decisioni che riguardavano lo sviluppo di nuovi carri armati.

Tra i piani elebarati dal generale, vi è anche un curioso progetto, ovvero quello di utilizzare lo scafo del carro armato leggero L6/40 per creare un semovente.


Il primo esperimento, nel quale fu smontata la toretta ed installato il famosissimo elefantino, ovver il cannone da accompagnamento da 47/32 modello 1935 in una casamatta con il vano di combattimento aperto. Questo esperimento non convinse il generale, soprattutto per quanto riguarda l'esposizione dell'equipaggio al fuoco di armi leggere , ma getto le passi per un nuovo semovente di discreto successo, ovvero il semovente L40, dove il pezzo fu sistemato sempre in una casamatta a cielo scoperto, ma abbassando di molto profilo e aumentando le capacità di sopravvivenza dell'equipaggio.

Inoltre Pariani considerò la capacità offensiva del 47/32 insufficente contro le eventuali fortificazioni avversarie quindi cominciò a considerare altri pezzi d'artiglieria adatti al Ruolo.



ARMAMENTO

Il primo che gli venne in mente fu il pezzo da montagna da 65/17 modello 1913 ma considerandolo obsoleto optò piuttosto per un pezzo che solo di recente fu adottato dal regio esercito, ovvero l'obice da 75/18 mod. 1935, forse uno dei migliori pezzi d'artiglieria italiani prodotti nel periodo tra le due guerre mondiali.

Allora iniziarono gli studi sul nuovo modello e ne fu realizzato un modello 1 a 1 in legno per ulteriori studi che però si interruppero qui.


PRO E CONTRO

Uno tra i difetti che incontriamo è sicuramente quello dello spazio angusto e ristretto del vano di combattimento , che è a cielo chiuso. L'equipaggio è composto solamente da un pilota e da un cannoniere che doveva fare le veci sia di capocarro che di cannoniere e servente, riducendo di molto le possibili capacità operative del mezzo. Inoltre lo spazio angusto fece si che il munizionamento all'interno del veicolo era totalmente insufficente.


Invece come vantaggio abbiamo l'utilizzo dello scafo del L6, piccolo, agile, di basso profilo e molto versatile. Inoltre fu deciso sul progetto di dotare il mezzo di una breda 38 su installazione antiaerea sul tettuccio del mezzo


Come motore fu pensato di utilizzare uno SPA 18D 4 cilindri in linea a benzina da 4053 cc, raffreddato ad acqua che erogava una potenza pari a 70 cavalli.


RIFLESSIONI

La domanda che vi state ponendo in questo momento è una sola, perché non fu adottato?

Be ci sono molte ragioni , ma personalmente ritengo che con l'adozione dell M11/39 e del succesivo M13/40, quindi la sola presenza di uno scafo più robbusto e sicuramente più adatto a montare un cannone così ingombrante segnò la fine di questo curioso progetto e l'inizio di uno molto celebre come quello del semovente M40 da 75/18.


Avrebbe potuto fare la differenza se prodotto in serie? Secondo la mia modesta opinione no, il concetto di due carristi come equipaggio risultò essere un completo fallimento , lo si vide chiaramente durante la campagna di Francia, dove i carri francesi si trovarono in grande difficoltà , soprattutto perchè uno dei due membri dell'equipaggio doveva svolgere più ruoli contemporaneamente.


 
 
 

Comentários


  • Facebook
  • Twitter
  • YouTube
  • Pinterest
  • Tumblr Social Icon
  • Instagram

©2019 by Storia d'Italia. 

bottom of page